Rossella, vicepresidente diocesano del Settore Adulti, ci racconta la sua esperienza del weekend di spiritualità “Voi, chi dite che io sia?!”.
Cari amici, sono passati pochi giorni dalla mia partecipazione al fine settimana dedicato alla spiritualità rivolto ai responsabili associativi, agli operatori pastorali, ad animatori e a educatori che si è svolto presso l’ex Convento dei Frati Cappuccini di Pontremoli, ma ancora provo il desiderio di rileggermi gli appunti presi in quei preziosi giorni. Eppure, la mia disponibilità a partecipare non è stata semplice, perché lasciare gli impegni familiari è sempre faticoso, soprattutto in questi ultimi giorni dove mi sembrava che tutto andasse storto, però il desiderio di prendermi un tempo per me è stato più forte di tutto, e così mi sono trovata a vivere questo ritiro. Il titolo, come saprete, era “Voi chi dite che io sia? (Mt,16,15)”, un tema stimolante, arricchito dalle meditazioni di Don Luca Signanini, che ci ha accompagnato in un itinerario di ricerca all’interno dei Vangeli, dentro cui l’apostolo Pietro è stato il nostro compagno di strada. L’umanità del “principe degli apostoli”, le sue fragilità, le sue cadute, e il suo continuo desiderio di ritornare dal Signore, mi hanno aiutato a comprendere come la grazia che Gesù mi dona sia sempre più grande di quella che mi aspetto di meritarmi. Perché Gesù, in fondo, non sceglie dei discepoli perfetti, ma va alla ricerca di coloro che si riconoscono peccatori e bisognosi di Lui. Egli, si accosta ai “guaritori feriti” che continuamente ritornano in Galilea per ripartire e mettersi al servizio della gente operando attraverso questi tre stili:
Saper stare davanti, per trainare le persone senza superbia.
Saper stare in mezzo, per comprendere le persone affidate.
Saper stare dietro, per raccogliere chi rallenta il passo con la compassione del guaritore ferito.
Mi porto dietro il ricordo vivo dell’adorazione eucaristica notturna, dove ci siamo suddivisi i turni di veglia perché potesse durare tutta la notte. All’inizio dell’adorazione abbiamo ricevuto in dono un segno carico di significato: alcuni chicchi di grano (Se il chicco di grano non muore… Gv 12,24). Continuare a meditare sul il chicco di grano, che porta frutto solo quando la scorza si rompe, è l’impegno che desidero prendermi per far uscire il meglio da tutto ciò che il Signore mi ha affidato. Infine, desidero ringraziare, gli organizzatori e l’assistente, perché ogni meditazione e i preziosi dialoghi della fede ci hanno piano piano svelato il volto di Gesù e attraverso il suo volto ci hanno aiutato a svelare anche il nostro. Gesù è il troppo bello, è il Gesù della Pasqua quello che va sempre “più oltre” le nostre aspettative.
Rossella
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